Oggi condivido l’intervista a Marta Elisa Bevilacqua, di Genzano, che ci parlerà del suo romanzo “Alcibiade. Il romanzo del potere”, edito da Europa Edizioni. Marta insegna Filosofia e Storia presso il Liceo della sua città. Ha iniziato a dedicarsi all’attivismo politico fin dai tempi della scuola, che ricordo bene, perché abbiamo condiviso parte del percorso scolastico. Il suo impegno è sempre stato quello di animare campagne e battaglie per la qualità della vita delle persone e in difesa dell’ambiente. Attualmente è Consigliere comunale del Comune di Genzano e di Città metropolitana di Roma. Buona lettura!
Ciao, Marta. Benvenuta a Racconti d’Arti. Come di consuetudine, amo dedicare la prima domanda all’esperienza della scoperta della scrittura come mezzo d’espressione. Avendo compiuto tu studi classici e occupandoti di cultura, sicuramente il rapporto con la scrittura è nato presto, ma come è sorta in te la spinta a pubblicare un libro?
È stata un’esigenza, direi quasi un’urgenza. Sia per lavoro sia per l’attività politica mi trovo a riflettere spesso su come comunicare al meglio un concetto, un fatto, un groviglio di sentimenti. La pubblicazione di un libro mi ha permesso di scandagliare, prima, e comunicare, poi, un tema assai complesso, potendolo affrontare da più punti di vista.
Tu sei laureata in Filosofia politica e in Storia greca e fin dai tempi della scuola, ti dedichi all’attivismo politico. Come mai hai scelto di dedicare il tuo libro proprio ad Alcibiade, politico e militare ateniese? Qual è l’ambientazione e quali sono le tematiche trattate, che girano intorno alla parola “potere”?
Ho scelto Alcibiade perché mi è sempre sembrato un paradigma del rapporto tra politico e popolo. All’inizio mi interessava comprendere il rapporto di amore e odio che ha legato lo stratego agli Ateniesi, poi, però, mi sono focalizzata sulla seduzione del potere che Alcibiade deve aver sentito e ho cercato di capire quali effetti una sete inestinguibile di potere produca su un popolo e su una città.
Mi sono chiesta se ci siano antidoti nel sistema democratico perché la democrazia non scada in demagogia e così è nato il co-protagonista di questo libro: Oloro, un personaggio immaginario che prova a ridisegnare una democrazia capace di deliberare perché fatta di cittadini formati e informati.
Il testo è un romanzo storico, ambientato ad Atene e al centro c’è un Alcibiade ormai lontano dalla tribuna, ma anche dal comando militare, un Alcibiade privato cittadino che analizza la propria parabola politica, che coincide con la caduta di Atene sconfitta da Sparta nella guerra del Peloponneso e che è reticente nell’ammettere le proprie responsabilità, ma pronto a protestare l’ignoranza del popolo. Mi è sempre parso – e così ho voluto rappresentarlo – il modello del politico che ha molte doti oratorie e strategiche, ma che antepone la propria carriera e la propria soddisfazione agli interessi della città e così distrugge se stesso ma anche la città che governa.
Come in un dialogo tra le parti, nel libro cerchi d’incarnare diversi punti di vista, affinché il lettore possa riflettere sui temi trattati, “ascoltandoli” da più voci, magari anche contrapposte tra loro, come dovrebbe essere in una sana democrazia. Dal V secolo sono passati molti secoli, eppure alcune problematiche, forme di corruzione, abusi sembrano ancora non trovare soluzione. Cosa ne pensi?
Penso che la politica, così come ogni altra scienza pratica umana, debba tenere conto dell’antropologia e delle sue leggi. Molto di ciò che facciamo, ciò che pensiamo, è anche influenzato dalla storia, dai rapporti economici, dalla struttura, ma c’è al fondo qualcosa di umano, troppo umano, che tende a ripresentarsi in ogni epoca. Questo però non deve farci disperare: alcuni fenomeni, come la corruzione, la sete di potere, la slealtà sono umani e tendono a ripetersi, ma ciò non significa che non ci siano gli antidoti e che non siano, anch’essi, alla nostra portata.
Secondo te, forte anche della tua attività in politica, tra le cause delle suddette problematiche, quanto pesa la qualità etica delle coscienze? L’avere cultura sembrerebbe non essere un’esaustiva ‘soluzione terapeutica per tutti i mali’.
Sull’etica ci sarebbe da scrivere un libro, però diciamo che la qualità etica dovrebbe essere precondizione dell’attività politica, più che una dote dovrebbe essere un prerequisito. Sull’aver cultura, temo che da un’errata lettura di Platone in poi, si sia prodotta una cesura tra cultura – e filosofia – e politica, come se l’intellettuale di per sé mancasse delle qualità che ci si aspetta da un politico. Credo che sia un crinale molto pericoloso, ma allo stesso tempo, credo che la cultura, da sola, non sia affatto sufficiente, seppure dovrebbe essere tenuta in maggiore considerazione.
Un sistema democratico funziona soltanto se il suo esercizio deriva da una formazione e dalla capacità di mantenersi informati. È il ruolo di cittadino che va rivalutato.
Sei un’insegnante d’istituto superiore, per cui hai un rapporto diretto con le nuove generazioni di studenti. Che rapporto osservi tra i ragazzi e il potere? Che tipo di interesse o disinteresse verso la politica?
Credo che questo sia un tema molto interessante che dovrebbe essere al centro dell’agenda di chi si dedica alla politica. Spesso mi capita di sentire che “questi ragazzi” non sono come eravamo noi, cosa che dicevano anche i nostri genitori di noi e i nostri nonni dei loro figli. Nostalgicamente ognuno di noi deforma il ricordo della propria giovinezza. Credo, però, che questa generazione sconti la crisi dei corpi intermedi, delle grandi organizzazioni politiche, sindacali, associative che erano disseminate in ogni angolo del Paese.
Sono cambiati i luoghi di aggregazione e di condivisione, ma percepisco, soprattutto alla luce delle domande che gli alunni mi fanno, che sentono lontani i politici, coi quali difficilmente capita loro di avere un rapporto diretto, ma sentono assai vicine le questioni politiche, sulle quali si confrontano, ma, com’è giusto, tra di loro, cercando la loro strada. Ed è giusto che sia così, perché se devono mettere in pratica le strategie che abbiamo usato noi si ritrovano a compiere liturgie stanche, se invece lasciamo loro il sacrosanto diritto di vedere che cosa sia al centro della loro convivenza civile e come pensino di affrontarlo, permettiamo loro di diventare adulti consapevoli.
Per approfondire.
Profilo Facebook: Marta Elisa Bevilacqua
Sito web: labussola.home.blog
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X: BevilacquaME
Instagram: martaelisabevilacqua
Nota biografica
Marta Elisa Bevilacqua, classe 1980, vive e lavora a Genzano.
Dopo aver conseguito una Laurea in Filosofia politica e una in Storia greca, insegna Filosofia e Storia presso il Liceo della sua città.
Ha iniziato a dedicarsi all’attivismo politico fin dai tempi della scuola, animando campagne e battaglie per la qualità della vita delle persone e in difesa dell’ambiente.
Oltre ad aver fondato e diretto il Centro studi Hermeneia, grazie al quale ha promosso la diffusione delle lingue classiche e dell’approccio ermeneutico ai testi, prosegue il suo incessante impegno di intellettuale organica.
Nel 2023 ha pubblicato, per Europa Edizioni, “Alcibiade. Il romanzo del potere”.
Attualmente è Consigliere comunale del Comune di Genzano e per Città metropolitana di Roma.
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