“C’è solo la strada”, di Giorgio Gaber: un’urgenza attuale

"C'è solo la strada", un messaggio attuale di Giorgio Gaber
“C’è solo la strada” è un brano interpretato da Giorgio Gaber, all’anagrafe Giorgio Gaberščik, uno dei Maestri italiani più grandi, geniali e avanti nel tempo, di Teatro-Canzone. Il brano è del 1974-1975, composto dallo stesso artista insieme ad Alessandro Luporini, pittore, paroliere e scrittore italiano, ed è incluso nell’album “Anche per oggi non si vola”. Lo condivido perché lo trovo estremamente attuale e ho sottolineato i versi di cui, secondo me, abbiamo urgente bisogno. Oggi, forse più che mai.

Maria ti amo. Maria ho bisogno di te. Poi la stringo e la bacio, infagottato d’amore e di vestiti. E anche lei si muove, felice della sua apparenza e del nostro amore. E la cosa continua bellissima per giorni e giorni. Una nave, con una rotta precisa che ci porta dritti verso una casa, una casa con noi due soli, una gran tenerezza e una porta che si chiude.

Nelle case 
non c’è niente di buono 
appena una porta si chiude 
dietro un uomo

Succede qualcosa di strano 
non c’è niente da fare 
è fatale quell’uomo 
incomincia a ammuffire

Ma basta una chiave 
che chiuda la porta d’ingresso 
che non sei già più come prima
e ti senti depresso.

La chiave è tremenda 
appena si gira la chiave 
siamo dentro una stanza
si mangia si dorme si beve.

Ne ho conosciute tante di famiglie, la famiglia è più economica e protegge di più. Ci si organizza bene, una minestra per tutti, tranquillanti, aspirine per tutti, gli assorbenti il cotone i confetti Falqui, soltanto quattrocento lire per purgare tutta la famiglia, un affare. Si caga, in famiglia, si caga bene, lo si fa tutti insieme.

Nelle case 
non c’è niente di buono 
appena una porta si chiude 
dietro un uomo.

Quell’uomo è pesante 
e passa di moda sul posto 
incomincia a marcire 
a puzzare molto presto.

Nelle case 
non c’è niente di buono
c’è tutto che puzza di chiuso e di cesso 
si fa il bagno ci si lava i denti 
ma puzziamo lo stesso.

Amore ti lascio, ti lascio.

C’è solo la strada 
su cui puoi contare 
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire 
di esporsi nella strada e nella piazza.

Perché il giudizio universale
non passa per le case 
le case dove noi ci nascondiamo 
bisogna ritornare nella strada 
nella strada per conoscere chi siamo.

Giorgio Gaber

C’è solo la strada su cui puoi contare 
la strada è l’unica salvezza
c’è solo la voglia e il bisogno di uscire 
di esporsi nella strada e nella piazza.

Perché il giudizio universale
non passa per le case 
e gli angeli non danno appuntamenti 
e anche nelle case più spaziose
non c’è spazio per verifiche e confronti.

Laura, ti amo. Laura, ho bisogno di te. Con te io ritrovo la strada, le piazze i giovani, gli studenti. Li avevo lasciati qualche anno fa con la cravatta. Sono molto cambiati, sono molto più belli. Le idee sì, le idee sono cambiate, e i loro discorsi e il modo di vestire.  Gli esseri meno, gli esseri non sono molto cambiati. Vanno ancora nelle aule di scuola a brucare un po’ di medicina, fettine di chimica, pezzetti di urbanistica con inserti di ecologia, a ore pressappoco regolari, ed esiste ancora il bar, tra un intervallo e l’altro. E poi l’amore, per fabbricarsi una felicità. Come noi ora, una coppia e ancora tante coppie. Unica diversità un viaggio in India su una Due Cavalli. Due, come noi.

E poi ancora una porta 
e ancora una casa 
ma siamo convinti 
che sia un’altra cosa

Perché abbiamo esperienze diverse 
non può finir male
perché abbiamo una chiave moderna 
abbiamo una Yale.

Perché è tutto un rapporto diverso 
che è molto più avanti
ma c’è sempre una casa 
con altre aspirine e calmanti.

E di nuovo mi trovo a marcire 
in un’altra famiglia, la nostra, la mia 
abbracciarla guardando la porta 
è la mia poesia.

Amore ti lascio vado via.

C’è solo la strada 
su cui puoi contare 
la strada è l’unica salvezza.

C’è solo la voglia e il bisogno di uscire 
di esporsi nella strada nella piazza.

Perché il giudizio universale 
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta dal dolore e dalle bombe.

Lidia, ti amo. Lidia, ho bisogno di te. Ma per favore, in un hotel meublé.

Perché il giudizio universale
non passa per le case 
le case dove noi ci nascondiamo 
bisogna ritornare nella strada 
nella strada per conoscere chi siamo.

C’è solo la strada su cui puoi contare 
la strada è l’unica salvezza. 
C’è solo la voglia e il bisogno di uscire 
di esporsi nella strada nella piazza.

Perché il giudizio universale 
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta dal dolore e dalle bombe.

Perché il giudizio universale 
non passa per le case
in casa non si sentono le trombe
in casa ti allontani dalla vita
dalla lotta dal dolore e dalle bombe.

 
1988 - Gaber e Luporini preparano il debutto de Il Grigio.
Foto di Enrica Scalfari.
Gaber e Luporini, 1988. Foto di Enrica Scalfari.

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