Ho comprato una clessidra che tengo sul comò vicino al mio letto.
Ogni volta che voglio rilassarmi, l’avvicino al mio orecchio, chiudo gli occhi e la rovescio lasciando scorrere la sabbia, godendomi infine il suo fruscio.
Trovo estremamente calmante il lieve suono vetroso dei chicchi che toccano la base vuota, e che man mano va scemando perché assorbito dalla sabbia accumulata sul fondo.
E quando quel suono rilassante si ammutolisce, resto delusa perché quelle carezze durano sempre troppo poco. Pochi secondi.
Ogni volta, tutto questo mi fa pensare ad ogni chicco come un granello di tempo passato che si accumula e il mio orecchio lo segue finché esso non è più in grado di sentire i passi del tempo della Vita che giunge.
La mia attenzione è così catturata dalla ricerca di quel suono per ricondurlo nel presente.
Ed è proprio lì che trovo la soluzione, perché so come fare per tornare a sentire quei passi. Basta ricreare la percezione di quello spazio vuoto.
Costruisco l’abitudine di ritrovare quel suono, così potrò ricordarlo ogni volta che vorrò per tornare ad accogliere i passi del tempo delle possibilità future. Chicchi di Vita.
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