“Cronaca a n! dimensioni”: l’artista Vincenzo Pennacchi racconta il suo lavoro

Vincenzo Pennacchi in un momento dimostrativo

Inaugurata venerdì 27 settembre presso l’Area Archeologica delle SS. Stimmate di Velletri (Roma), la mostra “Cronaca a n! dimensioni” dell’artista veliterno Vincenzo Pennacchi si conclude oggi, domenica 3 novembre 2024. L’esposizione nasce all’interno di “Planiverso. Se il nostro spazio fosse l’ombra di un altro?”, una mostra diffusa di Arte Contemporanea e Fotografia artistica sposate all’Archeologia, organizzata dai Musei Civici e curata dal professore Gabriele Perretta, con i cataloghi firmati anche da Marcello Palminteri.

Le installazioni di ricerca e l’arte performativa “fuori tela” di Pennacchi sono integrate, nello spazio, con le antiche testimonianze del sito archeologico, offrendo una proposta di comunicazione continua tra differenti e possibili linee temporali, in un numero non chiuso, così come suggerisce il titolo della mostra. Ho raggiunto l’artista nel complesso delle SS. Stimmate per farmi raccontare la mostra e la ricerca che è alla base del suo lavoro.

«Nell’arco delle mostre che sono state fatte tra il 2012 e il 2015, sono racchiuse tutte le premesse per questa esposizione. C’è “La carne e lo spirito” del 2013, nell’ex chiesa di San Francesco di Velletri, rispetto alla quale il curatore Gianluca Marziani dice in sintesi che io con il mio lavoro sono entrato nello spazio e lo spazio è entrato nel lavoro, c’è una duplice dimensione. Erano due percorsi uno della carne e uno dello spirito per poi arrivare al trionfo finale di quest’ultimo, sotto al rosone (all’entrata della chiesa ndr).

L’interazione con lo spazio è proprio la cifra del mio lavoro. In questa mostra alle Stimmate, sono andato oltre, una dimensione più avanti. Quando mi è stato concesso il luogo dal Comune, io sono venuto, ho misurato lo spazio con il corpo, ho fatto poi alcuni disegni dove, ad esempio, ho pensato al cannocchiale sdoppiato che è in mostra, ma non sapevo ancora che si sarebbe sdoppiato esattamente come lo vediamo da questo specchio accanto, cosa che invece già avevo rappresentato nel disegno iniziale, guidato dall’intuito.

Lo spazio nell’area risulta diviso in tre sezioni: l’entrata dov’è il cannocchiale sdoppiato dallo specchio al lato; la centrale dove sono stese tre tele, verticali come le colonne del sito archeologico, che secondo il critico Peretta, sembrano essere dei paramenti, in una zona che in effetti va a rappresentare la chiesa cattolica che è stata un tempo qui. Infine, c’è la zona superiore, in fondo, che è quella legata al tempio del periodo pagano.

La mia ricerca – continua Pennacchi consiste in questo: il rapporto con lo spazio e l’intuito di cosa c’è qui dentro, che mi porta a fare delle cose che poi trovano una corrispondenza nella storia del luogo. Lo specchio all’entrata cattura gli scavi riflessi e li deforma; al suo interno lo spazio si dilata e si contrae, così la pittura. Il cannocchiale, che è in una struttura rigida di cui fa parte anche lo specchio, è diretto proprio sul punto che descrive meglio tutto il lavoro.

C’è la tela a forma di cono in fondo, dov’è la parte pagana, che visivamente sembra appoggiarsi sul resto di colonna che si trova nella parte centrale, quella “della chiesa”, accanto alle tre tele. Quindi, è la pittura contemporanea che continua la storia di questo luogo. La tela a forma di cono riproduce una capanna e solo in seguito ho saputo che nel sito ne sono stati ritrovati dei resti. Questa richiama le prime abitazioni che l’uomo ha costruito e vicino, c’è un altro accenno di costruzione che io chiamo “Domus” – ne ho realizzate parecchie, come al Museo d’Arte Contemporanea di Spoleto.

Una costruzione che esternamente si relaziona con il luogo, mentre internamente si relaziona con il mio mondo interiore. In questo caso, la domus è un po’ cambiata, perché ho saputo che qui venivano sacrificati degli animali alle divinità e quindi ho richiamato il sacrificio di un toro. Ecco questa è la sintesi. In tutto quello che faccio c’è sempre un richiamo del passato».

I "paramenti", nella sezione centrale
I “paramenti”, nella sezione centrale
Il cannocchiale con la colonna e la capanna sullo sfondo
La capanna
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