Lo scorso sabato pomeriggio ero seduta fuori da una torteria della mia città, e gustavo una cioccolata calda con una cara amica della mia adolescenza, rincontrata dopo anni.
Faceva molto freddo e, nonostante indossassi almeno tre maglioni e fossi ben coperta, lo sentivo fino alle ossa, cosa che rendeva il calore di quella cioccolata ancora più piacevole.
Che forte contrasto: una calda bevanda in amicizia vs. il freddo pungente della sera che scendeva.Quella stessa notte mi sono addormentata con il freddo ancora addosso, accudita dal mio piumone che non aveva alcuna intenzione di mancare alla sua funzione.
È stata una notte movimentata. Sogni d’azione.
Finché in tarda mattinata, in uno stato di dormiveglia, ossia in quel momento in cui ti prepari a riaffacciarti alla quotidianità ma ancora sei privo delle difese e resistenze di rivestimento, ho vissuto una profonda esperienza di guarigione emotiva.
Ho potuto sentire il freddo del giorno prima emergere dalle mie ossa e immobilizzarmi, mentre nel petto si è aperto uno squarcio che ha approfittato della mia vulnerabilità e, raggirando la gelosia possessiva del mio cuore, mi ha costretta ad un chirurgico contatto con un dolore: la morte di mio padre.
Ho contattato quel dolore con un nome e un volto in modo diretto, vero, spietato e nel toccare quel nervo, la mia voce ha emesso un suono viscerale, una vocale lunga finché quella pietra grezza si è sciolta nell’acqua delle mie lacrime.
Poi un grande calore mi ha invasa e le mie ossa si sono liberate dall’iceberg che le aveva sequestrate.
D’improvviso mi sono svegliata del tutto, col cuore che batteva d’Amore per un’immagine incisa in me, ed il sapore di un’ottima cioccolata.
Questo accade quando il contrasto costruisce ponti di comunicazione invece di barriere.
Grata.
Serena Derea Squanquerillo