Mi ricordo che quando ero più piccola avevo problemi a vivere il Silenzio soprattutto quello “assoluto” della notte.
Durante gli anni dell’adolescenza soffrivo di attacchi di panico e non tolleravo di dovermi sentire da sola in balia del mio mondo interiore costantemente in pena.
Avevo bisogno di una distrazione che fosse una luce accesa o lo stereo acceso tenuto al minimo volume.
Da allora è passata tanta acqua sotto i ponti e ho vissuto delle fasi di vita in cui ho imparato ad ascoltarmi, ad affrontare le mie paure, le ombre in modo costruttivo scegliendo la Vita e facendo emergere un buon livello di benessere interiore.
Senza dilungarmi sulle note biografiche di cui ho già scritto in altri articoli, approfitto di questa introduzione per riconoscere quanto oggi io consideri il Silenzio un dispensatore di doni per cui sovente cerco la sua dimensione.
– Mi dona accudimento quando faccio vuoto dentro di me per godere della leggerezza;
– mi dona stupore quando resto in contemplazione di un bel paesaggio o di un’opera d’arte.
In questo modo la loro bellezza mi risulta amplificata senza distrazioni ad opera del mormorio della mente o del parlare quando superfluo;
– mi dona chiarezza quando non cerco di definire a tutti i costi ciò che vorrei accadesse nella mia vita, invece di accogliere ciò che la mia fiducia e la fede possono attrarre a me;
– mi dona dignità difronte all’offesa e serenità nella consapevolezza di non dover dimostrare a nessuno di avere un valore difronte al creato e di essere meritevole di portare avanti la mia verità, che non è altro che una delle innumerevoli interpretazioni di ciò che viene chiamata realtà.
E la lista potrebbe continuare…
Sono grata al Silenzio perché finalmente ora di notte sono felice quando mi lascio assorbire nella sua dimensione mentre mi abbraccio… al buio e senza alcuna musica, se non il suono naturale di un temporale o il raro passaggio di una macchina.
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