«Sono qui per dirti che avevi ragione: c’è qualcosa di diverso in me.
Ho tentato di negare la verità col risultato di aumentare il mio malessere.
Stanotte invece ho imparato che se smetto di lottare, se non mi oppongo, se lascio fluire questa corrente dentro di me, allora forse potrò guarire». ⚡
Elìa si alzò all’improvviso e la sedia vuota continuò a dondolare.
«Cosa intendi?» gli chiese, appoggiando i gomiti sullo steccato della veranda.
(Da “La Coscienza di Cain – Il fattore scatenante” di Constance S.)
Intendo che mi sto riconoscendo testimone delle mie esperienze, quelle stesse esperienze che hanno sfidato le mie dolorose resistenze e le convinzioni figlie di una modalità di vita in sopravvivenza e della paura di non esistere più qualora avessi ceduto.
Il fattore scatenante? 🧶
La stanchezza di sentirmi costretta a seguire una natura che non ho mai riconosciuto, pur di sembrare meritevole di attenzione e del diritto di esprimere una voce che però ho scoperto non essere la mia.
Non era la mia vera voce a comunicare, ma quella della conformità a parlare secondo una lingua che non condivido.
Ho temporeggiato fino a raggiungere un salto nel vuoto e sono atterrata tra braccia di morbido cotone che mi ha accudita fino alla rinascita con occhi nuovi.
Ora sono la testimone di conquiste dono di una consapevolezza di cui niente e nessuno può privarmi, perché sono figlie di una conoscenza diretta di chi sono e sono divenute parte di me, molla per una vita vera.
Sono la testimone di me stessa e se tu pensi che io possa essere matta, una stolta senza meta, sappi che nella mia lingua il folle rappresenta lo spirito libero, innocente, creativo e imprevedibile, colui che avanza nel presente vivendo la paura come uno stimolo ad andare oltre l’ostacolo. 🃏
Mi vedo con occhi nuovi e mi accorgo che l’animale in lotta per la sopravvivenza continua a maturare in una sudata Umana e viva creazione.
Foto: @ anja diabate
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