Il tempo comune si è “fermato” sia per quella fetta di popolazione chiusa in casa, messa in condizione di riorganizzare la propria vita scandita dalla propria creatività;
sia per tutti i lavoratori in servizio come chi lavora negli esercizi di beni essenziali, le forze dell’ordine, i trasportatori, gli operatori ecologici, i volontari e soprattutto chi lavora in ambito sanitario, che vorrebbero sentirsi al sicuro a casa ma vivono la giornata senza più orari, scandita dal ritmo frenetico delle urgenze.
C’è chi contravviene alle disposizioni o per malessere reclamando la propria libertà, o facendo finta di niente per incoscienza, o per una forma di ribellione che gli permetta di vivere su un’altra linea temporale come per simulare una continuità con una vecchia “normalità” congelata in un frammento di realtà che si ripete in loop.
C’è poi il popolo delle partite iva che cerca di adeguarsi interrompendo il tempo del “il tempo è denaro”, portando avanti ciò che è concesso per evitare problemi economici futuri, anche perché il tempo delle tasse è subdolo nel fermarsi…
Vedo infine un popolo unito dall’incoraggiamento reciproco ultimamente simboleggiato dai cartelli del “tutto andrà bene”, mostrati da gruppi di operatori nei reparti ospedalieri, nelle case o sulle terrazze da chi si affaccia a cantare o suonare, insomma da ogni categoria.
C’è chi trova ciò molto inutile perché chiaramente non può risolvere la situazione per la quale c’è preoccupazione, rabbia e incertezza.
C’è chi invece ne fa esperienza come una forma di tatto a distanza e come occasione per inaugurare una nuova forma di normalità, quale popolo vivace e creativo: prima d’ora, quando mai è stato considerato ammissibile aprire le finestre cantando con gli amplificatori e ballando senza essere considerati pazzi e molesti?!
Mi piace immaginare questo: il tempo si è fermato e quelle finestre aperte sembrano degli squarci nella pellicola da cui si affacciano su altre possibilità i personaggi di un film comune che approfittando dell’intervallo, si tolgono la maschera per un po’ dedicando inni gioiosi alla vita.
Possono sembrare dei perditempo, possono sembrare sciocchezze, ma per me c’è molto di più e non solo simbolicamente.
Trovo bello pensare che ognuno di noi possa approfittare di questa rottura per rivedere il proprio copione immaginando con fiducia la nuova vita in cui il “tutto andrà bene” è rimpiazzato da “VA TUTTO BENE“; immergendoci in questa sensazione piacevole e percependola come reale ed effettiva, ORA. Davvero un bel quadro.
Così quando il tempo comune tornerà a scorrere, ognuno di noi avrà la sua parte più serena in una realtà rinnovata.
Stupido? folle? non più del cantare e fare baccano fuori alla finestra senza essere denunciati. Idealizzazione? non più dei progetti sognati e poi realizzati. Basta guardare le opere d’arte di cui il nostro popolo è stato artefice.
“Va tutto bene” e voglio esserne testimone. Insieme possiamo come ESSERI UMANI e RESPONSABILI.