✍️ Interviste d’Autore a cura di Dantebus – Serena Squanquerillo.
Terza domanda. 🥰
Quanto conta il proprio passato nella scrittura? Può divenire difficile mettere nero su bianco le proprie esperienze oppure è sempre salvifico?
“Credo che non sempre sia facile scrivere di sé mettendosi a nudo, soprattutto quando si parla di dolore. Ci si può sentire vulnerabili al giudizio e si rischia che mettere nero su bianco una sofferenza possa conferire a quell’esperienza una continuità e creare attaccamenti personali alla figura della vittima. Per molto tempo ho evitato di scrivere e parlare di me perché avevo paura di espormi e inoltre non trovavo utile farlo, ma dopo la malattia ho scelto di darmi voce.
La mia esperienza mi ha mostrato che il passato può diventare un futuro guarito, se nel presente ci diamo la possibilità di prendere coscienza dei suoi insegnamenti.
La scrittura per me è iniziata come atto di autoterapia che si è presto tramutato in un atto sociale, uno strumento terapeutico anche per i lettori con cui mi sono confrontata e che sono entrati in risonanza con me. Sono nate amicizie e interessanti collaborazioni artistiche attraverso cui celebrare la bellezza e la creatività. Il libro di storie di donne rinate è tra queste.
Mi sono accorta di rappresentare un esempio – uno dei tanti – e di quanto per me sia importante dare messaggi di incoraggiamento, in particolar modo in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo. Quindi, sì, lo reputo salvifico ammesso che ciò che si scrive abbia un impatto di qualità e sia autentico, sentito, perché chi legge se ne accorge e lo apprezza.”
Leggi la prima domanda.
Leggi la seconda domanda.
🌼 Antologia poetica “Isole” in cartaceo
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