“Juana Romani”, una bellissima conferenza a cura di Gabriele Romani dedicata alla talentuosa pittrice veliterna

“Juana Romani”, una bellissima conferenza a cura di Gabriele Romani dedicata alla talentuosa pittrice veliterna

In occasione della Festa della Donna, nella mattina di sabato 8 marzo, nella sala Tersicore del palazzo comunale di Velletri (Roma) si è tenuta la conferenza “Juana Romani” a cura dello storico dell’arte e curatore Gabriele Romani, studioso della pittrice, sua antenata, e presidente dell’Archivio Romani. L’evento è stato patrocinato dal Comune di Velletri, con la Commissione Pari Opportunità, ed è stato organizzato dal Liceo Scientifico “A. Landi” di Velletri nell’ambito del progetto di scambio Erasmus. Nella sala gremita di allievi e professori del Liceo Scientifico, infatti, come ospite per il progetto, c’era un gruppo di studenti e insegnanti del liceo francese Choiseul di Tours.

Gabriele Romani ha raccontato in modo molto evocativo e coinvolgente la storia di Juana, al secolo Giovanna Carolina Carlesimo, dalla sua nascita a Velletri, il 30 aprile 1867, alla sua travagliata ultima fase di vita in un istituto psichiatrico in Francia, fino alla morte all’età di cinquantasei anni, il 13 giugno del 1924, in solitudine, malata e dimenticata.

La sala Tersicore con gli studenti e i professori italiani e francesi

Dopo il decesso, un necrologio del 19 giugno ricordava Juana come “un’artista pittrice che aveva conquistato la grande notorietà parigina, più per la sua bellezza piccante, che per il suo talento”. Ebbene, la finalità dello studio di Gabriele Romani è ravvivare la memoria della pittrice e riscattare il suo grande talento, la sua ostinata e naturale volontà di portare innovazione nel mondo dell’arte, attraverso una formazione e azione non accademica, tramite un’“affamata” osservazione del lavoro degli artisti che ha incontrato sul suo cammino.

Gli studi in atelier le hanno permesso di esprimere man mano il suo talento artistico dopo aver lavorato da modella per pittura dal vero. Juana è stata una giovane donna che è diventata un punto di incontro tra dicotomie come, ad esempio, l’Oriente e l’Occidente, grazie alla scelta di un nome spagnoleggiante e un cognome preso dal suo patrigno, rappresentante la “romanità”; da una parte la nascita in una situazione di povertà e di analfabetismo da una famiglia di braccianti, Marianna Schiavi e Giacinto Carlesimo, quest’ultimo un brigante che ha poi abbandonando la famiglia, dall’altra la crescita con un patrigno della borghesia benestante e acculturato, Temistocle Romani.

Finché la giovane desiderosa di manifestarsi al mondo, si è trasferita a Parigi dove ha iniziato la carriera di modella d’atelier e pittrice, fino a diventare “una delle artiste italiane più affermate d’Europa, protagonista nelle grandi esposizioni universali con ritratti di donne sensuali, enigmatiche”, dalle vesti ingombranti, incarnazioni del movimento, della fuga da ciò che limita.

L’ossessione della Romani era quella di lasciare il suo segno nel mondo, nella materia, di affermarsi reclamando il suo diritto di esistere. Juana è stata un’immigrata, una donna professionalmente autonoma che si ispirava all’arte classica, si identificava con gli artisti della Venezia del Cinquencento e il mito della cortigiana.

Proprio grazie alla sua autonomia e alla sua determinazione ad essere accettata nell’ambiente accademico come artista alla pari degli artisti maschi, Juana Romani è stata considerata una donna dal “femminismo esagerato”, cosa che, insieme al suo carattere non “facile”, le ha portato critiche soprattutto in patria, dove non ha mai ottenuto il riconoscimento tanto desiderato.

Juana non aveva un carattere “facile”, ma è stata una donna generosa nel voler contribuire all’arricchimento culturale e a finanziare progetti importanti, anche a Velletri, dove una volta è tornata con il fotografo e pittore Antoine Lumière, padre di Auguste e Louis ‒ i cineasti e produttori francesi inventori del cinématographe e dell’autochrome ‒ e ha donato soldi a quella che è stata la prima casa di produzione cinematografica veliterna, la Helios, che tra i vari lavori ha prodotto nel 1911 uno dei primi corti sull’“Inferno” di Dante Alighieri (si consiglia di leggere “Il cinema muto” scritto da Roberto Zaccagnini ndr).

In sala Tersicore, erano presenti anche Silvia Ciriaci dell’Archivio Romani, la dirigente scolastica del liceo “Landi”, Simonetta De Simoni, il vicesindaco e assessore alla Cultura e all’Istruzione, Chiara Ercoli, per l’Amministrazione e la Commissione Pari Opportunità per la quale era presente anche il consigliere Giulia Ciafrei.

La De Simoni e la Ercoli sono intervenute per salutare i partecipanti e ricordare soprattutto agli studenti che sono i depositari della nostra storia e cultura, che vanno preservate e tramandate in quanto patrimonio ma anche fonte d’ispirazione, conoscenza e dunque consapevolezza.

Dopo la conferenza, il gruppo intero si è trasferito nel museo Civico Archeologico “O. Nardini” per una visita guidata dal direttore Raffella Silvestri. Per approfondire sulla storia e sulla ricerca dedicata alla pittrice Juana Romani, si può leggere il libro “Confini d’identità. Juana Romani, modella e pittrice” scritto da Gabriele Romani.

Il libro di Gabriele Romani

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