C’è un ragno in alto, in un angolo del terrazzo della mia stanza. Se ne sta lì che trama. Non mi sono mai piaciuti i ragni.
Di solito la mia prima reazione istintiva è quella di disgusto, forse anche un po’ di paura.
È l’eredità di un sogno che feci da pre-adolescente. Ragnatele in gola tessute da una gang di mostriciattoli pelosi, neri e appiccicosi. Non riuscivo né ad urlare né a muovermi.
Ora guardo quel ragnetto che se ne sta “appeso” alla propria tela, in silenzio e immobile.
Dunque somiglia a me in quel sogno. La minaccia sono io, potrei essere il suo incubo peggiore.
Lui tesse seguendo una conoscenza acquisita? Un percorso automatico memorizzato? Solo istinto? Sa come muoversi?
Quanti imprevisti avrà avuto nel costruire i suoi ponti?
Sentieri di tessuto prodotto dal suo essere. Un filo da cui dipende la sua casa del momento – procacciatrice di nutrimento – fino alla prossima meta.
Ho visto ragni ricostruire tele appena distrutte molte volte, e ancora e ancora, sembrando instancabili. Poi si fermano.
Imperterriti architetti produttori di soluzioni.
Non mi piace avere ragni in casa, ma quando mi fermo ad osservarli, voglio vederci un esempio d’umana determinazione.
Serena Derea Squanquerillo
Da wikipedia:
Come il ragno tesse la ragnatela?
La tela è realizzata mediante fili in materiale viscoso che gli stessi ragni producono secernendoli tramite apposite ghiandole (i seritteri), ma possono produrre anche dei fili non viscosi che servono come struttura.
Come si fa la ragnatela?
Per prima cosa disegnano un ‘ponte’ che usano come punto di riferimento. Poi continuano ad espandere la loro rete per marcare il proprio territorio e approfittare al massimo del luogo che hanno a disposizione. Dunque, si parte da una base e il ragno aggiunge man mano sempre più fili alla ragnatela.